EMDR / Eyes Movement Desensitization and Reprocessing

L’EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio psicoterapeutico strutturato per il trattamento di diverse psicopatologie e di diversi problemi, legati sia a eventi traumatici che a esperienze di vita più comuni ma comunque emotivamente stressanti.
È un metodo standardizzato evidence-based, cioè un trattamento basato su prove di efficacia attraverso 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati, e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano la validità nell’intervento su molte psicopatologie incluse l’ansia, la depressione, le fobie, il lutto acuto, i disturbi psicosomatici e le dipendenze.

L’EMDR si basa sul modello teorico AIP (Adaptive Information Processing, Shapiro 1995) secondo cui l’informazione legata a esperienze traumatiche o stressanti non sempre viene elaborata completamente a causa dell’impatto altamente intenso che l’esperienza ha sull’organismo a livello fisiologico (ad es. le risposte biochimiche che si scatenano, come la secrezione di adrenalina e cortisolo).

La mancata elaborazione comporta che le percezioni iniziali (immagini, pensieri, credenze su di sé, emozioni, sensazioni, odori, ecc.) siano immagazzinate e conservate “fisiologicamente” nella memoria così come sono state vissute. In quest’ottica, il disturbo è visto quindi come una serie di ricordi non elaborati.

La desensibilizzazione e il cambiamento di prospettiva a livello cognitivo osservabili durante una seduta di EMDR riflettono l’elaborazione – prima mancante – del ricordo dell’esperienza traumatica. Si osserva che la persona per la prima volta vede il ricordo lontano, distante, e modifica le valutazioni su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione ed eliminando le sensazioni fisiche disturbanti.

Nella pratica il metodo prevede la stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali durante la rivisitazione dei ricordi, principalmente attraverso i movimenti oculari (seguendo le dita del terapeuta per muovere gli occhi da sinistra a destra), o attraverso altre forme di stimolazione bilaterale (come quella sensoriale “tapping” o uditiva). I meccanismi di azione coinvolti sembrano essere l’associazione, la ricollocazione e il riconsolidamento (Shapiro, 2008).